Siamo onorati di ospitare ne “Il punto di” di questa settimana, il prof. Giuseppe Soriero, Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, già Deputato della Repubblica Italiana (tre legislature dal 1992 al 2001) e Sottosegretario di Stato ai Trasporti e alla Navigazione dal 1996 al 1998, oltre che autore del volume “ANDATA IN PORTO, Gioia Tauro, la sfida vincente”, che presenteremo il 15 febbraio in Confitarma.

A distanza di 25 anni dalla sua istituzione, oggi il Registro Italiano Internazionale delle navi sta vivendo una fase di rinnovamento. Nel 1997-1998 lei era Sottosegretario di Stato del Governo Prodi. Come ricorda quel periodo di grandi riforme e quale la rotta che auspica verrà seguita in questa fase cruciale per industria armatoriale e la bandiera nazionali?

Furono anni trascorsi con un unico grande ed epocale obiettivo: portare l’Italia nella moneta unica. Obiettivo raggiunto con la decisione del Consiglio europeo del maggio 1998 che riconobbe il rispetto dei criteri di convergenza economica. Un risultato che fu il frutto di un’azione politica articolata sul duplice binario interno e internazionale.

In tale scenario si iscrive anche la nascita del Registro Internazionale, anch’esso, con le dovute proporzioni, un risultato epocale non solo per l’industria armatoriale italiana ma per il Paese, frutto di un’articolata azione che coinvolse la politica, l’industria e le OO.SS.

Anche in questo caso, l’obiettivo era comune: restituire competitività alla flotta mercantile italiana per consentirle di ritornare a crescere e creare occupazione, nell’alveo delle linee guida europee in materia di aiuti al settore. Ricordo le simulazioni che facemmo all’epoca sull’andamento della flotta di bandiera italiana che, in mancanza di tale intervento, era destinata a scomparire quasi del tutto: non potevamo restare inermi. I dati che oggi leggiamo ci dicono che abbiamo agito bene.

Rispetto al “tagliando” al regime di aiuti, che so essere in corso a livello europeo ma del quale non conosco i dettagli, auspico che, come allora, venga delineato uno strumento efficace in grado di liberare il potenziale del settore.

Certamente, oggi lo scenario è cambiato, proprio la riunione del 9 febbraio 2023 a Bruxelles tra i Capi di Stato e di Governo, ha dato più credibilità al percorso unitario e sempre più integrato. Stanno venendo meno, specialmente in campo economico, molte delle “peculiarità” nazionali, in questo caso delle bandiere marittime. Mi lasci una battuta sulla necessità di semplificare il regime normativo della nostra bandiera: il “Re è nudo” e occorre rivestirlo con un abito adatto ai tempi e alle sfide che ci attendono.

Alla luce della sua esperienza quale Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Accademie Statali e dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, quale ruolo ritiene che debba avere il mare nel contesto culturale italiano e cosa possiamo fare per poterlo accrescere?

Più volte di recente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato che “La convinta valorizzazione dell’arte italiana e dei nostri artisti è una delle leve più poderose per accrescere il prestigio dell’Italia nel mondo”.

L’arte italiana, rappresentata dall’insieme delle Accademie di Belle Arti, dagli ISIA e dei Conservatori musicali, irrompe prepotentemente nella contemporaneità, toccando i grandi temi culturali, sociali, politici e anche economici che stanno segnando una delle più severe crisi che il mondo ricordi.

L’arte non teme guerre, né pandemie, né crisi energetiche, perché il Talento non ha confini.

L’arte proprio quando affronta il rapporto col mare, non solo effigia il suo fascino, bensì sprigiona tante emozioni soggettive e collettive.

L’arte è anche un motore economico di straordinaria potenza. In un mondo destinato a cambiare velocemente, la cultura della bellezza sarà decisiva per quei Paesi che sapranno utilizzare meglio il loro patrimonio. Che per quanto riguarda l’Italia è immenso. Nel mio libro mi soffermo su “L’invenzione del mare” e su questo obiettivo stiamo definendo un Protocollo d’intesa tra la Federazione del Mare e l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Nel suo libro “ANDATA IN PORTO, Gioia Tauro, la sfida vincente”, che presenteremo il 15 febbraio in Confitarma, lei parte da Gioia Tauro quale modello di sviluppo portuale virtuoso. Ci racconta quali sono i punti di maggiore interesse?

Apro con questo libro la conoscenza di una possente leva per lo sviluppo e la coesione Nord / Sud attraverso un racconto che illustra con immagini e dati aggiornati le ragioni di un primato, le difficoltà successive, gli ostacoli burocratici, gli attacchi mafiosi, ed oggi le possibili prospettive di ulteriore sviluppo.

Auspico che il 25°anniversario – celebrativo di una sfida vincente – sia l’occasione per discutere non solo di un porto, ma delle potenzialità straordinarie che dal Mezzogiorno si evidenziano per l’Italia e l’Europa.

Con circa 3.500.00 teus movimentati, Gioia Tauro è di nuovo il “cancello d’Europa nel Mediterraneo”, mentre l’Italia è obbligata a ridefinire strategie geopolitiche in quest’area del mondo. Ancor di più oggi dopo il terremoto devastante in Turchia e Siria, tutte le energie culturali ed imprenditoriali sono rivolte a porre fine alle guerre, a salvare il pianeta, a ripensare originali mete dello sviluppo.

Cito più volta la Svimez e la Banca d’Italia che indicano come punto di forza del Paese proprio la logistica dei porti e la produzione di energia dal Mezzogiorno, che può assumere il ruolo di ponte logistico ed energetico tra il Nord Africa e l’Europa.

Nello scenario di guerra il trasporto marittimo, infatti, assume un peso crescente negli interscambi di merci e dei prodotti energetici e alimentari trasferiti dalle ferrovie e dalla strada verso i porti del Mediterraneo e del mar Nero. Possiamo ancora agognare il fascino di una comunità sociale, civile, culturale e politicadell’Europa? Non è tanto arduo se il popolo italiano persegue tenacemente l’obiettivo della coesione nazionale e continentale.

dell’Europa. L’obiettivo è ambiziosissimo e l’Economia del mare può delineare nuove mete sia per la Calabria che per l’intero Paese. Da Gioia Tauro l’Italia può parlare all’Europa con il linguaggio della speranza,espressione diretta di un “sfida vincente”.