Ne “Il punto di…” di questa settimana ospitiamo il presidente di Assonat Luciano Serra, organizzatore della tavola rotonda “Port in Italy” ospitata da Confitarma il 14 aprile.

I porti turistici sono un settore importante nell’ambito dell’Economia del Mare, con numerose interconnesioni con il tema dei trasporti marittimi e della logistica.

La tavola rotonda “Port in Italy” ha dato il via al Piano strategico della portualità turistica italiana. Quali sono i vostri principali obiettivi?

“La nostra azione mira alla doverosa riconoscibilità della portualità turistica quale settore strategico per l’economia nazionale. Ancora oggi purtroppo troppi vuoti, legislativi e politici, tendono a trascurare la rilevanza dell’operato di tante imprese, che da un lato garantiscono l’offerta di servizi eccellenti di accoglienza a diportisti italiani e internazionali, ma dall’altro integrano perfettamente la loro offerta con quella di altri settori di punta del Made in Italy come la nautica e il turismo. Oggi abbiamo iniziato il percorso per dar vita al Piano strategico della Portualità turistica italiana, che raccolga le istanze del settore e definisca i principali driver di sviluppo. Ringrazio il Governo e in particolare il Ministro del Turismo Daniela Santanchè per la vicinanza e per un intervento concreto da dove si è potuto ricavare una sensazione per tutti gli astanti che le problematiche che avevamo già manifestato al ministro circa un mese fa sono state già recepite. Preparare il piano strategico della portualità significa portare sui tavoli del Governo i 5/6/10 punti concreti per superare questo stato di impasse che ha ormai caratterizzato il nostro settore”.

Quali sono i punti principali che sono emersi dai lavori?

“Siamo partiti dagli scenari normativi e fiscali, dalla riconoscibilità del settore come imprese turistiche Made in Italy e nei mercati nazionali e internazionali, dalla transizione energetica e la digitalizzazione, fino alla necessità di costruire un network nazionale dei porti turistici. Abbiamo sottolineato che la portualità turistica italiana non può essere inclusa nella problematica delle concessioni balneari, che i porti turistici ottengono per atto formale con evidenze pubbliche, normativa che deve essere applicata anche agli approdi e ai punti di ormeggio, cioè a tutte le attività legate alla nautica turistica italiana. Altro punto è che il Governo faccia finalmente l’elenco delle imprese che rientrano nel turismo”.

Il tema della riconoscibilità della portualità turistica appare centrale. Come si può operare in questa direzione?

“Ritengo che quello che avviene nel nostro settore sia paragonabile a quanto accade a livello più generale per l’Economia del Mare. Gradualmente il mare sta tornando al centro del dibattito pubblico, ma è necessario migliorare anche il nostro modo di raccontarlo. Iniziative, ad esempio, come quella di Maredì, che Confitarma ha promosso, possono contribuire in maniera importante in questa direzione. La portualità turistica, esattamente come l’Economia del Mare italiana in generale, deve essere percepita come sistema, a partire dal suo valore economico, sociale e culturale e per farlo dobbiamo parlare un linguaggio nuovo, appassionato e coinvolgente”.